Prof. Luigi Zanzi - Italia |
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LUIGI ZANZI, 1938 VITA
OPERE
PENSIERO
Per un'etica della responsabilità al di là delle intenzioni Tra le molteplici problematiche che occorre affrontare nel mondo attuale per un ripen-samento dell’etica, in rispondenza alle nuove istanze che la storia propone per un ripensamento dell’uomo nelle sue radici ambientali, vi è anche quella che riguarda gli aspetti propriamente “strategici” del comportamento morale. Per lo più si ritiene che a livello individuale l’etica sia radicata in una sorta di “ispirazione” che guida intuitivamente il singolo uomo nelle sue scelte d’azione, attraverso molteplici tentativi di perseguimento di ciò che si impara variamente a ritenere come che “ciò che è il bene”. Solitamente si tralascia, in tali considerazioni, l’aspetto “strategico” che riguarda principalmente il fatto che qualsiasi azione non può realizzare il proprio progetto senza tener conto dell’interazione con il mondo in cui essa viene attuata. L’attenzione agli aspetti “strategici” dell’etica implica un ripensamento di quella che, nella tradizione del pensiero del mondo occidentale, è stata definita come “morale dell’intenzione” (tale in opposizione alla “morale della responsabilità”: così ad es da Max Weber). In tale tradizione di pensiero la “morale” della responsabilità viene considerata come propria dei comportamenti politici, che vanno al di là della considerazione “intenzionale” dei rapporti da uomo a uomo, e implicano la considerazione del contesto complessivo dei comportamenti, con attenzione agli effetti che vanno “al di là dell’intenzione” e che dipendono da vincoli di determinazione che non dipendono dalla volontà del singolo, né dalle sue buone intenzioni. Si ritiene così, per solito, che la morale che tiene conto degli effetti di un’azione che vanno al di là dell’intenzione sia un compito proprio di chi occupa ruoli politici nella società. Occorre ripensare criticamente tale posizione, rivendicando che anche nella morale individuale, anche nelle scelte che vengono attuate nel più immediato e libero gioco dell’ispirazione intuitiva verso il bene e verso il più vicino prossimo, occorre assumere un atteggiamento strategico che riporti ciascun gesto individuale ad una scelta di responsabilità anche sugli effetti di tale gesto, che vanno al di là dell’intenzione. Tale attenzione “strategica” da seguire anche nella morale della responsabilità a livello individuale deve cominciare da una considerazione delle radici e delle condizioni “ambientali” della propria condotta quotidiana. Occorre riproporre alla morale individuale il compito di educarsi ad un’“arte” della propria condotta capace di far sì che tutti gli “effetti collaterali” della propria azione, anche quelli che la propria intenzione non può controllare, trovino nel contesto ambientale un vincolo, una misura, una modalità d’espressione che evita di tradursi in esiti contrarî a quelli intenzionalmente desiderati. Se ciascun individuo orienta la propria morale intenzionale con tale attenzione “strategica”, diviene per ciò stesso “responsabile” della costruzione di un’“ecostoria” in cui si evita di trasformare le intenzioni morali di singoli individui in condotte che sortiscono effetti contrarî alla propria intenzione, evitando così il rischio di trasformare le scelte etiche individuali in fronti conflittuali. Tale etica individuale della responsabilità attraverso tale arte “strategica”, è la sola che può farsi carico seriamente e responsabilmente della costruzione della pace attraverso la pace (è, questa, l’unica via costruttiva per arrivare alla pace, come hanno insegnato Gandhi e poi Martin Luther King e come insegna ora Lama Gangchen).
Solo in
tal modo può costruirsi una società in cui al vertice politico possano
esservi uomini capaci di un’etica della responsabilità. |