Prof. Luciano Valle - Italia

Filosofo ambientalista, teologo, ecologista, docente all'Università di Pavia, presidente del Centro di etica ambientale della Regione Lombardia e appassionato divulgatore di tutte quelle tematiche che insegnano a riconoscere tutto quanto ci lega profondamente all'ambiente circostante. Ha pubblicato diversi saggi sui temi ecologici.

 

“Etica e Ambiente”

Il percorso sull’Etica Ambientale si presenta, in sintesi come “Formazione epistemica” complessa, modo del nuovo “Abitare umano”, “nuovo umanesimo”: ovvero unità tra pensiero ed azione, ragione teorica, pratica (morale), estetica e religiosa.

Insomma: come sintesi armonica, per dirla con Heidegger, tra “Cielo e Terra, Divini e Mortali”.

Un sapere ed una pratica integrati profondamente, nella cui costituzione ideale entrano, secondo la suggestione di G. Bateson, “scienza, arte, poesia, conscio, inconscio, sacro, etica”.
Un progetto, dove la ragione è, ancora con Bateson, e già prima con Pascal, “cuore”.

Gli elementi fondamentali dell’Etica ambientale così intesa sono:

  • Una concezione della realtà in cui il mondo naturale (montagna, fiume, albero, passero, viola….) non è visto come oggetto

  • Una concezione del soggetto in cui l’uomo non è solo attività logico-calcolante, ma realtà integrata.

  • Una concezione del tempo non meccanicistico, ma Aperto alla “grazia”.

Concezione della realtà
(in linguaggio filosofico: piano ontologico). Mentre la modernità ha schiacciato il mondo naturale (per i credenti: mondo-Creazione/Creature; per gli altri mondo-physis-enérgheia) a mondo-oggetto, mondo senza bellezza né forma né dignità, mondo manipolabile dall’arbitrio dell’uomo posto come suo “padrone e possessore” (Cartesio), nel secolo XX tanta parte della riflessione filosofica, scientifica e tutta la nuova fase di riscoperta di “teologia della Creazione” presente nelle varie religioni, ha portato a rilanciare una concezione del mondo già antica, già presente nelle sapienze filosofiche e religiose pre-moderne: dove il mondo naturale è pensato e rispettato come “presenza” (Buber), come “tu”, dove col messaggio di Francesco d’Assisi ripreso dal poeta (Rilke), più laidamente, questo mondo è visto con occhi anche di sim-patia, di “em-patia”, con accenti di fraternità (le cose: “le sorelle nel vento dei prati silenziose”).

Concezione del soggetto umano
Solo un “uomo nuovo”, uomo risvegliato, uomo ri-nato da profondo cambiamento mentale ed interiore (S. Paolo: “metanoia”) può, tuttavia vedere il mondo come luogo che manifesta bellezze e dignità. Uomo nuovo: non solo uomo-mente calcolante, ma uomo-quaternità: al mondo dei greci, dell’Oriente, del Cristianesimo, uomo come sintesi di quattro forme: corpo, anima, mente, spirito. E’ questo uomo-nuovo che allora può rispondere all’appello evangelico (Matteo 6,26-34: “Guardate la “gloria” dei gigli del campo e degli uccelli dell’aria”) e contemplare e partecipare e sentire questo mondo (sasso, rosa, rondine, cielo stellato) come parte di sé e sé come parte di esso. Uomo ricco di semplicità, di sobrietà, di umiltà, capace di ascoltare e di vedere lo splendore che la Creazione gli offre e non di passare accanto ad essa tutto chiuso ed “ottuso”, ingabbiato nella sua quotidianità.

Concezione del tempo
L’”uomo nuovo” capace di vedere e ascoltare, quindi di lodare, quindi di amare la creazione tutta, quindi di custodirla e saggiamente amministrarla (per rimanere in sintonia con il pensiero di Giovanni Paolo II), necessita, tuttavia, di un diverso modo di vivere la propria dimensione temporale. Ovvero di non lasciarsi catturare nella onnivora “gabbia d’acciaio” di un tempo tutto e solo finalizzato all’utile, al risultato, alla produttività, al successo mondano. Tempo, cioè, “macchina”, “prestazione”. Ma capace di aprire squarci nel proprio vissuto, dove, come nell’”in-fanzia”, al modo del “gioco”, ci si perda nell’ascoltare, nel vedere anche la musica della vita, e l’irruzione in essa dell’Eterno, in cui l’attimo si ferma e alla contemplazione appare immenso: in cui volo delle rondini, scorrere delle nuvole, volto del cielo stellato, bruma autunnale siano epifania di un altro Tempo, di un altro Orizzonte. In cui si possa dire: “Ecco, qui piantiamo Tenda, facciamo Dimora, sentiamoci a Casa”. Appunto: Casa-Dimora-Oikos.